Il Mucchio Selvaggio (SE) (2 Dvd)
Description Il Mucchio Selvaggio (SE) (2 Dvd)
La storia della banda di malviventi, spiazzati dalla fine del loro vecchio e violento West,incapaci di adattarsi ai cambiamenti della società e intrappolati in una spirale dall'unica,inevitabile uscita,conserva la sua tragica,brutale violenta,cruenta bellezza.
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Recensioni Il Mucchio Selvaggio (SE) (2 Dvd) da Utente
Recensione : Il Mucchio Selvaggio (SE) (2 Dvd) (DVD) Se mai è esistito un regista tanto fondamentale quanto dimenticato, quello è Samuel David Peckinpah (1925-1984). E se mai un film si può definire "capolavoro" nel verso senso del termine (cioè di "lavoro a cui fare capo", un modello con cui gli autori successivi devono per forza confrontarsi), quello è il suo "Mucchio Selvaggio". Fino a qualche tempo fa era introvabile, esaurito in videocassetta e trasmesso in tv sempre a notte fonda. Poi, dalla primavera del 2006, ecco finalmente in Dvd l'edizione "Director's Cut": le scene mai viste al cinema furono re-integrate nel 1989. Quest'ultima versione è poi stata restaurata nel '94 e distribuita in VHS con le scene inedite sottotitolate in italiano. Ora, con la nuova edizione per il mercato in Dvd, è finalmente possibile vedere il film integrale e completamente ridoppiato. 1913: dopo una sanguinosa rapina rivelatasi una trappola, una banda di fuorilegge capeggiata da Pike Bishop (William Holden) e dal suo braccio destro Dutch Engstrom (Ernest Borgnine) si rifugia in Messico dove, per una serie di circostanze, accetta di assaltare un carico d'armi per conto del sanguinario generale Mapachi, che combatte i ribelli di Pancho Villa. Il colpo riesce, ma il più giovane della banda, il messicano Angel, a cui Mapachi uccise il padre, dona una cassa di fucili ai ribelli, e per questo viene torturato e sgozzato. Allora i suoi compari, stanchi e nauseati, lo vendicheranno nella più sanguinosa e apocalittica sparatoria del cinema di tutti i tempi, da cui non uscirà vivo nessuno. Con questo film Peckinpah ha ucciso il western (mettendo a nudo elementi come il sangue e la crudeltà) e al tempo stesso l'ha resuscitato (tracciando una strada di cui hanno fatto tesoro i registi successivi). Nel film ci sono 3643 inquadrature (record imbattuto per un film a colori) in un montaggio frenetico che mescola accelerazioni, ralenti e flash quasi impercettibili a occhio nudo. Tutti i registi action del nostro tempo, da John Woo (Face/Off, Mission: Impossible 2) a Walter Hill (48 Ore, Danko), da Kathryn Bigelow (Point Break) a Michael Mann (L'Ultimo dei Mohicani, Heat:la sfida) hanno elaborato la propria tecnica studiando, analizzando e omaggiando il capolavoro di Peckinpah. Tuttavia il film, come il suo regista, è sempre stato piuttosto "boicottato" dalla memoria collettiva (molti dai trent'anni in giù non l'hanno mai sentito nominare). Questo forse per le polemiche che suscitò a suo tempo: gli estremisti di destra lo criticarono per il modo impietoso in cui dipinse i militari ottusi, e quelli di sinistra fecero altrettanto per il pessimismo di fondo nei confronti del "progresso" e della "società civile". Eppure è questa l'essenza del cinema di Peckinpah: una riflessione da manuale sul conflitto tra il passato (con le sue colpe) e il progresso (con le sue vittime), tra l'ipocrisia del mondo, basato sugli interessi del potere di turno, e la morale individuale dei banditi (che si fanno scudo di donne e bambini senza troppi problemi, ma sono anche pronti a morire per l'amicizia e la parola data), e sul rapporto tra l'uomo e la violenza che fa sembrare bambinate i film di Sergio Leone (anche se pochi critici italiani ebbero il coraggio d'ammetterlo). Insomma, nell'epoca del '68, dei grandi cambiamenti e della nuova Hollywood di Coppola, Scorsese, Spielberg ecc., Peckinpah è stato l'unico a sognare il ritorno a un cinema puro e primitivo, e a volere che il pubblico ragionasse con la propria testa. E ne ha pagato le conseguenze. Non è diventato ricco come Spielberg, né venerato come Leone. È morto nell'84 a 59 anni, solo, povero e dimenticato, ma abbandonando in extremis droga e alcol, dimostrando di saper morire come uno di quei veri uomini di cui cantava le gesta. Di lui ci rimangono i suoi film: non solo IL MUCCHIO, ma anche GETAWAY con Steve McQueen, CANE DI PAGLIA con Dustin Hoffman, e PAT GARRETT & BILLY THE KID, con la colonna sonora di Bob Dylan "Knockin'on Heaven's Door" (rifatta anche dai Guns'n Roses). E con essi ci rimangono i suoi personaggi, cattivi e incattiviti dalla vita, eroi un po' per caso, un po' per tornaconto, e un po'... un po' perché il resto del mondo non era tanto migliore di loro.
Recensione : Il Mucchio Selvaggio (SE) (2 Dvd) (DVD) Uno dei più grandi film di sempre. All'inizio del `900 una banda di rapinatori in azione tra Messico e Stati Uniti scopre di non avere più spazi in un mondo caduto in mano a poteri infinitamente più forti e feroci: il capitale e i politici corrotti. In un soprassalto di dignità, decidono quindi di affrontare uno scontro impari, pur di non derogare agli unici valori che danno senso alle loro vite: la solidarietà del gruppo e il rispetto della parola data. Eppure, sebbene il film sia netto nel chiarire chi sta dalla parte giusta e chi no, non scade mai nel manicheismo. Sam Peckinpah non nega dignità neppure al villain Mapache. E i suoi antieroi restano banditi sino alla fine. È il mondo a essere diventato peggiore di loro. Aperto e chiuso da due apocalittici sparatorie, il film è celebre anche per la dettagliata descrizione della violenza, cruda ma mai compiaciuta. Alla straordinaria complessità tematica corrisponde altrettanta complessità registica. Gran senso figurativo, uso innovativo del ralenti, montaggio frenetico - la pellicola comprende qualcosa come 3643 inquadrature - attori meravigliosamente in parte e cast irripetibile fanno sì che Il mucchio selvaggio resti un film epocale, malgrado risalga al 1969. L'unico rammarico è che abbia anche segnato la vera fine del genere western. Infatti, che si poteva dire di più e meglio?